*Il pomeriggio primaverile si avvia alla sua fine. Il sole calante dietro l'imponente Aetna illumina di raggi rossicci tutto il verde delle vallate che si stendono ai suoi piedi. La città di Akis è silenziosa: solo pochi passanti solcano la strada polverosa. Piccole case di legno ne ricoprono il suolo, e anch'esse illuminate dal rosso del sole morente paiono brillare d'un arancio focoso, che riscalda tutt'intorno. Una tra le casupole è più altra delle altre e reca l'insegna sbiadita, solcata sul legno, che dice ''Taverna del Vulcano''. Anch'essa è illuminata dalla luce del sole e l'uscio aperto illumina in modo soffuso l'interno.
Il bancone è vecchio e scalfito, ed è chiaro che il luogo ha passato da molto i suoi tempi d'oro. Ed oltre ciò, nel luogo regna un silenzio innaturale. Sembra non esserci nessuno all'interno, quando da dietro il bancone Arya si solleva in piedi posandovi sopra un boccale di idromele appena riempito. Prendendolo in mano ed oltrepassando il bancone, cammina verso il centro della stanza e sceglie uno dei tavoli vicino all'uscio, il più illuminato di tutti. Vi pone sopra la spada sguainata come d'abitudine, e incrociando le gambe inizia a sorseggiare l'idromele nel boccale.
Trascorre quasi un'ora nel silenzio. Appena cala il buio, si alza per chiudere l'uscio e accendere delle candele qua e là. La notte è più buia del nulla, con un'invisibile Luna nera. Mentre si risiede tira fuori la pipa, e inizia a prepararla, per poi accenderla. Alza lo sguardo al tetto, fissando le travi di legno, com'è solita fare. Distende le gambe e impugna l'elsa della spada, posandosela sul grembo. Poi, spezza il silenzio sussurrando*
Ah...tanti anni per loro.
Eppur per me, così pochi...
*silenzio*
Quanti ha ospitato questo luogo,
quante storie conosce...
Quanti hanno bevuto da questi boccali e
quanti avevano seggio al medesimo tavolo...
*silenzio*
Ora...
il passato è quasi effimero...
le tracce spesso si cancellano e s'offuscano...
e molte e giusto diritto, magari..
*silenzio*
E allora...
cos'è importante...e cosa ne resta...
Cosa ne resta di chi è cenere,
cosa ne resta delle parole urlate,
e sussurrate...
*silenzio*
Tu...
solo tu puoi darmi risposte...
perchè è attorno a te che gira tutto...
questo.
*silenzio*
Oh, e se fosse così io...
tutto sarebbe come riversato...
Diventerebbe nulla...
eppure, lo diventerebbe davvero mai?
*silenzio. Prende una pergamena legata attorno con un legaccio verde di strana fattura. La tiene in mano, guardandola.
Se cosi fosse...
potessi almeno rivedere alcuni di loro
ancora una volta...
rivedere e parlare ancora una
volta con Vanehim, prima...
*dispiega la pergamena e la legge in silenzio.
Finito di farlo la richiude e la ripone tra le pieghe della sua casacca. La pipa, ormai finita è adagiata sul tavolo di legno. Arya prende il boccale mezzo pieno, e lo vuota d'un sorso. Rinfodera la spada, si alza e va verso il retro del bancone. Versa dell'acqua in un bacile di coccio scuro, e lava il boccale dal quale ha bevuto. Mentre lo ripone sulle mensole della taverna inizia ad intonare debolmente un canto*
''Uich gwennen na 'wanath ah na dhín.
An uich gwennen na ringyrn ambar hen.
Boe naid bain gwannathar,
Boe cuil ban firitha.
Boe naer gwannathach...''
*ritorna al suo tavolo e riprende la sua pipa. Poi inizia a spegnere tutte le candele. Avendo finito, sguaina la spada. Prende dall'ingresso un lungo mantello che nel buio è incolore.
Apre l'uscio scrutando la strada. Uscendo con il cappuccio calato sul viso, chiude la porta e s'avvia per la Strada maestra.*
______________________*.______________________
Arya Thoreaux
Portavoce del Sacro Ordine
Devota al Divino Septim
-------
Ultimo Armoriere d'Elavia
Ambasciatrice del popolo Noldor
Caedo, losto. Ú-erin davo.
Amman harthach? Anim únad.
Le tûg nach. O hon ú-wannathon.
Ú-moe le anno nad. Ónen a hon beth nín.
Gurth han ristatha. Ta han narcho Gurth.
Gar vethed e-chúnen, go hon bedithon na meth.